Blog, si riaffaccia lo spettro della registrazione coatta
Il disegno di legge che obbligherebbe i blogger a registrarsi presso il ROC è di un'assoluta inutilità. Eppure va avanti.
E' tornato a circolare il disegno di legge che prevederebbe l'obbligo per i titolari di un blog o sito personale di registrarlo presso il Registro degli Operatori della Comunicazione (il fantomatico ROC) come se fosse un organo di informazione. Questo ha riacceso il dibattito sulla Rete e suscitato (nuovamente) una forte ondata di proteste, come quella di due anni fa quando un disegno di legge dell'allora governo Prodi lo voleva introdurre.
Si tratta di un eventuale adempimento di legge assolutamente inutile se non nel senso di accanirsi con gravami burocratici e spese inutili per lo Stato e i cittadini.
Non serve infatti per ragioni di sicurezza: già oggi in Italia gli Internet provider devono registrare e conservare tutti i dati di navigazione degli utenti italiani per un numero di mesi superiore a quello che prevederebbero le leggi europee. Chi naviga presso un internet corner viene già registrato, chi a casa sua ha un accesso Adsl fisso o mobile ha già divuto trasmettere al suo gestore tutti i suoi dati così come chi è titolare di un dominio personale. Gli utenti che si servono di piattaforme blog come Splinder, Blogspot e tante altre, registrandosi hanno già conferito i propri dati.
La Polizia Postale convoca già oggi i blogger, contestando loro i reati di diffamazione e altri ancora, dimostrando che non c'è possibilità di sfuggire all'eventuale repressione di ipotetici reati.
Il ROC nacque in tempi in cui i media ricevevano (e ricevono in parte ancora) sussidi pubblici, agevolazioni postali o telefoniche, non certo per i blogger (che invece non ricevono niente). Il fatto stesso che si pensi a introdurre il ROC anche per questi ultimi è solo indice di una mentalità, più che repressiva, inutilmente burocratica.
AGGIORNAMENTO: anche su Punto Informatico c'è un interessante approfondimento della questione!!!
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