Sono felice che qualcuno trovi interessante quello che ho da dire e ancora di più mi fa piacere che me lo dica così apertamente. Sfrutto l'occasione per un delirante flusso di coscienza.
Più leggo quello che scrivo, più penso a quello che dico, più credo che (come buona parte della categoria dei matematici) mi illudo di capire il mondo ma sono solo un ingenuo che viene manovrato dal mondo. Siamo seri, parlo per ovvietà: dico sempre cose ovvie (almeno dal mio punto di vista). Forse più per deformazione professionale che altro. La matematica è malleabile, ci puoi giocare e te la puoi rigirare come vuoi, puoi raggiungere antinomie, paradossi, tautologie e stranezze di ogni tipo, puoi rasentare livelli di astrazione così alti che fai fatica a capire di cosa parli, ma è ovvia.
Dato un sistema di assiomi e delle regole deduttive, se il sistema che hai creato è sufficientemente ben definito, con tanta fatica e l'aiuto del tuo ingegno, della fortuna o del divino puoi creare una teoria bella e nuova quanto vuoi, ma quando avrai finito il tuo lavoro, seppur soddisfatto della tua creatura (o della tua capacità di leggere le leggere il superuranio), in genere, non potrai non convenire che hai fatto cose ovvie!
Potreste non essere daccordo con me e dire che la matematica è difficile. Difficile perché c'è da imparare a giocare con cose che spesso e volentieri non esistono (almeno fisicamente). Difficile perché c'è da ricordare tante regole, c'è da stare attenti ad essere formali, c'è da stare attenti a tante altre cose. Resta il fatto che quasi tutta la matematica è fatta da se e allora, che ogni affermazione non può essere considerata ovvia ma solo fino a prova contraria. Una proposizione dimostrata diventa ovvia.
Leggete un libro o un articolo di matematica. In linea di massima ogni paragrafo contiene le parole "E' ovvio che", "ovviamente", "banalmente" anche quando parla di cose così astratte e delicate che anche solo la definizione può mettere in crisi. Ma, attenzione, non per peccato di megalomania di chi scrive, bensì perchè una proposizione dimostrata per la matematica (e dunque non per lo sventurato lettore) è ovvia!
Tutto questo, per quanto potrebbe sembrare solo un delirio, mi porta a dar ragione ad Arthur Conan Doyle che, ne "Il mastino dei Baskerville", scrive
Il mondo è pieno di cose ovvieE, nel contempo, mi porta a ringraziare per l'ennesima volta la mia musa Miso, che l'altro giorno mi ha fatto notare una frase di J.P. Hebel:
che nessuno si prende mai la cura di osservare.
La saggezza più alta si cela dietro la disposizione semplice e naturale delle cose, e proprio perché tutto è semplice e naturale nessuno la riconosce.Un modo più poetico per ribadire quanto scritto.
Ora sarò io a peccare di modestia ma, se il mio ragionamento fila, sono felice di scrivere delle ovvietà!
N.B. Tutto questo non vuole sminuire la più bella delle scienze. Era solo per mettere un puntino sulla i di Matematica...
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