22 marzo 2007

Addio Niac, a caccia di idee spaziali

Addio Niac, a caccia di idee spaziali
Chiude l'Institute for Advanced Concepts della Nasa: il programma statunitense di ricerca era un importante incubatore di idee

STATI UNITI – L’acronimo è Niac, o forse sarebbe più giusto dire era, perché ormai la notizia è sempre più insistente: i fondi mancano e il programma americano di ricerca è obbligato a chiudere i battenti. Del resto che i finanziamenti per l’ente spaziale fossero a rischio lo si diceva già da tempo e oggi il Guardian dà la notizia ufficiale.

INSTITUTE FOR ADVANCED CONCEPTS – Questa costola «visionaria» della Nasa, appositamente pensata per sviluppare e promuovere idee ardite e rivoluzionarie, nacque nel 1988. I programmi che nel tempo ha promosso il Niac hanno sempre avuto la caratteristica di essere molto spinti, nonostante dovessero anche rispondere al requisito di fattibilità e scientificità. Insomma dovevano essere programmi spaziali realizzabili nei prossimi 10-40 anni, ma dovevano anche avere una forte carica creativa.

ALCUNI PROGETTI – L’elenco dei progetti finanziati dal Niac è un elogio del detto «la realtà supera sempre l’immaginazione». Ogni anno portava avanti una media di dodici progetti: scudi a radiazioni per basi lunari, sistemi di propulsione per il trasporto interplanetario, studi di fattibilità per edifici (anche sotterranei) su Marte, navigazione magnetica, elicotteri in grado di volare tra tempeste fortissime (mesicopter). Provate a spingervi al massimo con l’immaginazione e scoprirete che qualcuno l’ha fatto prima di voi, corredando lo sforzo intuitivo con la fattibilità scientifica. Il Niac era perennemente a caccia di idee geniali e saltuariamente organizzava anche concorsi per reclutare le migliori intuizioni. Tra quelle che suscitò maggior scalpore ci fu l’ascensore spaziale per inviare materiali agli astronauti direttamente in orbita, a un costo ovviamente irrisorio rispetto a quello tradizionale. Un altro programma rivoluzionario, sviluppato dall’Università del Colorado, si chiama New Worlds Imager e prevede lo scatto di fotografie dei pianeti al di fuori del nostro sistema solare, utilizzando la luce delle stelle.

LE REAZIONI – Il Guardian riporta le reazioni rabbiose dell’ex ricercatore della Nasa Keith Cawing che, sul suo sito, si rivolge direttamente all’amministratore del Niac, Mike Griffin. Per un istituto che volava così alto è forse paradossale essersi arenato su un ostacolo così «terreno» come i soldi.

Emanuela Di Pasqua - Corriere della Sera

Nessun commento: